Plasmon e il progetto Adamo 50 - Mug Agency
Plasmon Adamo 50

Plasmon e il progetto Adamo 50

Qualche giorno fa Plasmon ha presentato a Milano, alla presenza del Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Maria Roccella e dell’Assessora allo Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro del Comune di Milano, Alessia Cappello, il progetto Adamo 50 e il cortometraggio in cui immagina l’Italia del 2050.

Insieme alla proiezione del cortometraggio, Plasmon ha presentato il progetto chiamato “Adamo”, come il bimbo protagonista del film. Si tratta di un’iniziativa in collaborazione con Fondazione per la Natalità che ha l’obiettivo di costruire una piattaforma aperta, un luogo capace di connettere i rappresentanti della sfera pubblica e di quella privata, per agire concretamente e provare a invertire il trend negativo della natalità con strumenti a supporto della genitorialità. Il fine ultimo di questa grande e ambiziosa iniziativa è quello di arrivare a una proposta di legge che contrasti l’inverno demografico.

Plasmon e il progetto Adamo 50: il docufilm

Nel 2050 nasce Adamo, un bellissimo bimbo, il solo da oltre tre anni senza alcuna nascita. Il provocatorio docufilm proietta lo spettatore in un Paese in cui si percepisce che nel prossimo futuro la scelta di avere un figlio rischia di diventare ancor più complicata, quasi unica. Difficoltà che nel corto viene raccontata attraverso le testimonianze delle persone che sono toccate dalla vita del protagonista: i genitori, l’ostetrica, la maestra. GUARDA IL CORTOMETRAGGIO COMPLETO

I dati sulla denatalità in Italia

Plasmon ha commissionato una ricerca dal titolo “Figli: una ricchezza onerosa”, condotta poi da Community Research & Analysis sotto la direzione di Daniele Marini (Università di Padova) su un campione rappresentativo della popolazione nazionale.

Dalla ricerca emerge che il 53,7% degli italiani vive il contesto attuale come altamente “incerto” e problematico, tale da incutere «timore» per il futuro (per il 37,3% di loro). Nonostante il poco rassicurante quadro economico e sociale, più di un italiano su due (pari esattamente al 57,4%) ha almeno un figlio e un terzo di loro vorrebbe avere altri bambini. Fra quelli che non hanno figli invece, il 40,4% vorrebbe averne uno.

Ma quali sono le ragioni che spingono gli italiani a non avere figli? Secondo la ricerca le cause vanno individuate nella sfera economica e in quella lavorativa, ma anche in quella organizzativa, con riferimento alla forte carenza di servizi per le famiglie. Sul sito del progetto Adamo 50 vengono ben spiegate le questioni cruciali su cui investire per invertire il trend della denatalità. In primis gli aspetti organizzativi ed economici: Asili Nido, Congedi Parentali, Bollette da Pagare e Famiglie lontane. Poi gli aspetti lavorativi: Conciliare la vita familiare e la vita lavorativa non dovrebbe essere un’impresa impossibile si legge sul sito. È importante che le aziende riconoscano il valore aggiunto che una famiglia è in grado di apportare alla società intera, ed è altrettanto importante che siano in grado di attuare politiche aziendali adeguate a rispondere alle necessità dei genitori.

La petizione di Adamo 50

Sul sito è presente anche una petizione, o come viene definita dalla stessa Plasmon “La promessa di Adamo”: una raccolta firme per dare vita a un movimento per la natalità e portare questi temi così importanti agli Stati Generali della Natalità, che si svolgeranno a Roma il prossimo 11 e 12 maggio.

Plasmon prende dunque una posizione chiara, forte, sul tema della decrescita demografica italiana ideando un progetto che ha l’obiettivo di coinvolgere le istituzioni e le aziende per trovare delle soluzioni concrete a favore delle famiglie.

Si tratta di un bellissimo esempio di brand activism, in cui Plasmon che ha come target commerciale le famiglie, si preoccupa per loro, si schiera in favore dei genitori di oggi, di quelli del futuro e di quelli che vorrebbero diventarlo ma non hanno le condizioni socio-economiche adeguate.

Per saperne di più ASCOLTA IL NUOVO EPISODIO del podcast Brand Activism – La posta in gioco

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